Il Brescia vince gara 4 di play off e conquista il suo secondo scudetto. Il tricolore mancava in casa lombarda dal lontano 2003/04. Si interrompe così l’egemonia della Pro Recco che durava da 15 anni. Le due gare disputate a Mompiano ci hanno fatto vedere quanto i ragazzi di Bovo abbiano saputo tenere testa alla corazzata biancoceleste. Gara 3, risoltasi ai rigori, ha messo in risalto l’organizzazione difensiva del sette allenato da Bovo. Il resto lo hanno fatto Renzuto, con una prestazione stellare, e Capitan Presciutti. La gara 4 ha messo a nudo tutto i difetti del Recco che non ha giocato ai suoi livelli. Il sette di Hernandez é senza idee e vive sulle giocate dei singoli. I lombardi invece continuano a giocare di squadra e trovano in Dolce l’uomo della provvidenza. Ma parlare dei singoli in casa Brescia é limitante. La squadra ha giocato 4 sfide di assoluto livello, forse solo in gara 2 non ha trovato le giuste contromisure, ma un passaggio a vuoto ci può stare. La Pro Recco invece mi è sembrata in evidente difficoltà, non ha gioco e in certi frangenti sembra a corto di preparazione. Sono pessimi campanelli d’allarme in vista della Champions che ora rimane l’unico obiettivo degli ex campioni d’Italia. Il mercato è già iniziato: Bijac è in partenza ma è già stato rimpiazzato in maniera superba, ci saranno altri cambiamenti e altri giocatori in partenza, ora non sono neanche più così certo che il tecnico Hernandez firmi il rinnovo. Insomma bisognerà capire quale contraccolpo psicologico avrà questa debacle. Tornando ai nuovi campioni ora é tempo di festeggiare, anche per i ragazzi del Presidente Malchiodi, però, c’é una Champions da onorare e perché no da provare a vincere. Ultima riflessione su questa finale scudetto, mi preme incoronare MVP di queste finals il Capitano del Brescia, Cristian Presciutti, che ha giocato davvero una pallanuoto totale, fatta di giocate difensive e grandi goal. Presciutti, come Totti, uno dei pochi giocatori che ha creduto nel progetto a lungo termine del Brescia e non ha mai cambiato calotta, segno di un attaccamento che alla lunga ha fatto la differenza.