Oggi torniamo a parlare di preparazione atletica con Marco Conti, al quale faccio i complimenti per la salvezza diretta conquistata dal CC Ortigia, nei cui ranghi è rientrato da febbraio.
“I complimenti maggiori vanno ai ragazzi, io e Gino Leone e, nelle ultime tre giornate, il mental coach Feliciano Di Blasi abbiamo solo fatto uscire tutte le loro potenzialità come singoli e come squadra”
Quanto conta il ruolo del preparatore atletico, o meglio, quanto è contato in questa salvezza?
“Faccio una premessa, scomoda forse ma necessaria per capire , è da folli nella pallanuoto moderna non servirsi di un preparatore atletico serio e preparato, te lo dissi ad inizio campionato, lo ribadisco ancora con più forza ora, è da folli non usare i metodi tradizionali di preparazione a secco per la costruzione della forza, sia che essa sia massima, resistente o esplosiva, assolutamente un autogoal utilizzare metodiche da fitness e non da sport agonistico”.
La stagione sembrava essere iniziata bene, come mai poi c’è stato un calo che ha fatto sfiorare i play off?
“Semplice, mentre gli altri costruivano le basi per le fasi centrali e finali del campionato, quelle dove ti giochi presente e futuro, e quindi viaggiavano su ritmi poco superiori al 50%, il C.C. Ortigia era già al suo 100% , solo che è durato un mesetto circa, come ci insegna la fisiologia, per poi appalesare uno stato di forma calante di giornata in giornata fino ai clamorosi risultati negativi di dicembre e gennaio. Basta guardare i risultati con le dirette concorrenti, ma soprattutto come si sono sviluppati i parziali nei 4 tempi, sono cose sotto gli occhi di tutti”.
Dicci qualcosa di più concreto, come lavora il preparatore atletico Conti?
“Devo premettere che quando ho ripreso il mio ruolo al CC Ortigia, ho trovato atleti vuoti, inconsistenti, deboli, affaticati, di grande orgoglio ma fisiologicamente a terra. Non ho idea di come abbiano nuotato prima ma quello che ho trovato è stato da mettersi le mani nei capelli, anni di lavoro buttati al vento, per fortuna ho potuto contare su una buona base aerobica costruita nel periodo natalizio e su una certa ‘memoria’ muscolare su cui noi preparatori basiamo la costruzione di processi fisiologici connessi allo sforzo fisico.
Incredibile vedere come concetti base della fisiologia umana come omeostasi, eterocronismo, carichi e recuperi, supercompensazione siano stati ignorati del tutto. Mi dispiace dirlo ma voler fare A1, non di vertice certo ma di buona metà classifica, non può esser basato su improvvisazione o fortuna, sulla filosofia del “speriamo che vada bene”.
Su cosa ho lavorato? Come diceva uno dei miei maestri, il mitico Castagnetti, allenatore di grandissimi atleti nel nuoto come Fioravanti e Pellegrini, lavora sui punti forti, non perder troppo tempo su quelli deboli, puoi smussarli non risolverli, mentre esaltare le caratteristiche naturali e ben allenate è cosa ben più facile e tremendamente proficua.
I miei ragazzi sono stati creati negli anni, lavoro con loro dal 2005, come buoni nuotatori tutti possono nuotare abbondantemente un 100 metri sotto il minuto, ma soprattutto un 200 sotto i 2’05 (spesso senza tuffo e virate), con basi di velocità pura sui 50 metri, ben al di sotto dei 25 secondi, in alcuni casi sotto i 24”. Con basi del genere puoi fare veramente di tutto”.
Esiste una settimana tipo oppure adatti i tuoi allenamenti alle esigenze particolari del momento e del caso?
“No, una settimana tipo non esiste. Troppe le variabili, giocare alle 15 o alle 18, in casa all’aperto o fuori casa in piscine al chiuso, atleti che escono da infortuni o malanni, altri mentalmente scarichi o addirittura anche troppo ‘carichi’, quando si giocano tre partite in otto giorni, quando ci si ferma per impegni collaterali anche due settimane o si è giocato la sera un amichevole. Tutto questo crea sempre un allenamento diverso dall’altro da un periodo all’altro ed anche qui non puoi improvvisare, non puoi fare aerobico il lunedi , soglia o massimo consumo il martedì e poi velocità dal mercoledì in poi, anche solo perché la pallanuoto giocata è un sistema di variabili incredibile e far sottostare un atleta a schemi costanti significa disallenarlo all’imprevisto ed alla variabilità del gioco.
I miei schemi variano quindi sempre, una delle poche cose che non cambia è lo strutturare il lavoro centrale in 4 serie con una tempistica simile a quella di gioco con i 4 tempi canonici, inoltre, da un paio di anni faccio utilizzare le palette per migliorare la sensibilità ed il gesto tecnico della bracciata, così come serie di gambe nuotate a stile o a rana sono quasi sempre presenti; inoltre utilizzo delle sedute di recupero o vere e proprie sessioni interne di lavoro che sono il vero e proprio segreto delle notevoli capacità fisiologiche dei miei atleti, basti vedere l’ultimo tempo nelle ultime partite, con molti goal e continui contropiede, ma ci vuole tempo e nel mio caso ho avuto bisogno di quasi due mesi per riuscire a creare un giusto alternarsi di carico e scarico nei mesocicli a loro proposti e ottenere uno stato di forma invidiabile”.
Per concludere raccontaci un aneddoto o un’esperienza particolare.
“Ti racconto un aneddoto. Il giorno dell’ultima partita con il Bogliasco nella fase di riscaldamento ho proposto a Seby Di Luciano una serie di attivazione di 5×40 con ripartenza a 35” in cui ho chiesto a lui, che è senza dubbio il più veloce e resistente del gruppo, di fare il primo ben nuotato sui 26”, il 2° ed il 3° in leggera progressione a 24”5/25”, il 4° forte all’ 85% sui 23” e il 5° come il primo a 26”. Bene la sua serie è stata di 24”5-23”0-23”0-21”5-24”, devo dire che mi stavo arrabbiando molto con lui perché secondo me aveva fatto la serie troppo velocemente, snaturando il mio concetto di attivazione ma alla fine del 5° da 40 vedendolo nuotare con grande naturalezza ed nessuno sforzo apparente, gli prendo le pulsazioni…ne aveva solo 160 (quando secondo me sarebbe dovuto essere oltre i 180), a quel punto gli ho detto:” vai e gioca al massimo, oggi puoi fare quel che vuoi”, ed ha realizzato 4 reti, alcune in contropiede gettando costantemente nello scompiglio la difesa avversaria e il suo diretto avversario”.