Le mie sensazioni sulla Fase 2 della pallanuoto

Cari lettori perdonate il mio silenzio ma ho preferito così visto il momento che la nostra Nazione e il nostro amato sport hanno dovuto passare e sostenere. Ho deciso di ricominciare  a scrivere a ruota libera, perché in questi due mesi ho letto e sentito diverse prese di posizione che hanno portato all’annullamento di tutti i campionati. Una soluzione per certi versi condivisibile, ma che lascia molti dubbi sul modo in cui è stata gestita. Si poteva sicuramente fare di più intanto promuovendo un campionato a 10 squadre e non riproponendo la formula della passata stagione. Si dovevano in primis tutelare con contratti garantiti sia gli allenatori, che i giocatori del circus in modo tale da smascherare le società che da anni pagano a singhiozzo e non sempre i propri tesserati. Questo accade nelle varie categorie e sarebbe stato utile per non riproporre più le solite farse, le solite pantomime di stipendi non corrisposti. Una regolamentazione chiara delle società: chi può permettersi la massima serie deve avere i conti in regola e deve aver corrisposto sino all’ultimo euro ai propri tesserati. Se queste regole non possono essere rispettate si penalizza la squadra o le si dà la possibilità di iniziare da una serie inferiore e non dalla serie D. Altro capitolo spinoso è quello delle promozioni. Mi metto nei panni di formazioni come Metanopoli e Waterpolis Anzio che si sono viste scippare una potenziale salita in A1. Non me ne vogliano le altre squadre che erano in lizza per il grande salto, vedi Catania, Acquachiara, Camogli. Ho preso ad esempio  le formazioni dei Presidenti Celia e Damiani perché conosco lo sforzo, soprattutto economico ma non solo, fatto per centrare l’obiettivo. Fossi in loro sarei più che avvilito, ma voglio tornare anche su questo punto, datemi tempo. Fermare tutto non ci ha proiettato in avanti, ci ha fatto fare un salto nel buio. Lo dimostra la crisi che attraversano le due gloriose società di Napoli, o il ricordo che resta della grande realtà che era Sport Management. Cito queste tre squadre ma non credo che altre, a parte il Recco che ha un budget illimitato pur restringendo la rosa e cambiando l’ennesimo allenatore, siano in grado di potersi migliorare. Gli sponsor fuggono o riducono i loro contributi. La pandemia non fa sconti nè sul piano vasca nè in acqua. Che livello di A1 vedremo? Ve lo dico già: scadente. Si giocherà ancora una volta per arrivare secondi, ma ribadisco che quest’ anno il gap sarà ancora più marcato. Dopo Recco, sei sette squadre si contenderanno la piazza d’onore, poi inevitabilmente il vuoto con tre squadre già condannate, a mio avviso. Ecco perché 14 squadre sono troppe. Qualcuno mi obietterà, ma prima si volevano 16 squadre. Ma cosa c’ entra? Tornare al vecchio sistema si è pensato fosse il male minore e invece ha creato un ulteriore danno. Chi può investire forze e denari al tempo del Covid nel nostro sport è ben accetto; non lo si deve però costringere magari a comprare i titoli delle società che non riusciranno a iscriversi al prossimo campionato. Sarebbe stata auspicabile un’unità di intenti che invece non c’è stata quando si è deciso nella stanza dei bottoni. Organizzare una sorta di play off per decretare le promozioni o le retrocessioni era così difficile? Ferma la massima serie si facevano disputare le altre categorie, magari giocando in mare o negli impianti all’aperto. Inoltre vorrei sapere quante società di A2, serie b e serie C si ripresenteranno ai nastri di partenza la prossima stagione e con che ambizioni se non quelle di navigare a vista. Chi ha la gestione di una piscina come farà a ripartire se per un certo periodo non introiterà nulla? I voucher validi come rimborsi per gli utenti della passata stagione come verranno gestiti?. Mi chiedo anche quante famiglie manderanno i loro figli a nuotare  o a iscriversi ad un corso di pallanuoto? La sciagura che si è abbattuta sull’intero sport italiano non ha sortito gli effetti che mi aspettavo sulla pallanuoto. Si è deciso di non decidere. Sono da 35 anni in quest’ambiente e non si è fatto nulla per dare credibilità al nostro sport. Perché in Ungheria, Croazia e Grecia giocheranno in estate una sorta di campionato? Perché non si può fare qui? Facendo partecipare squadre di A1, A2 e anche di B, promuovendo il nostro sport. Sarebbe stata l’occasione perfetta per dare visibilità alla pallanuoto e invece non abbiamo colto l’attimo. Non siamo secondi a nessuno. Abbiamo vinto a livello maschile, femminile e anche con le categorie under 20 e 17. Cosa manca allora? Ve lo dice il Trebbo, manca la voglia di uscire dall’anonimato, adagiati e rassegnati come siamo all’idea di essere considerati sempre e solo uno sport di nicchia. Molti dei miei colleghi che hanno fatto richiesta per l’indennità relativa al decreto Cura Italia, avranno sicuramente notato al momento di specificare nella domanda il tipo di disciplina praticata, l’inesistenza della voce “pallanuoto” per rassegnarsi ad un misero e anonimo “altro”. Non veniamo neanche presi in considerazione. Abbiamo i titoli per tirarci fuori da queste sabbie mobili eppure preferiamo abbassare la testa e accettare tutto. Una continua agonia, un continuo gettare via tutto quello che noi atleti, allenatori e dirigenti abbiamo fatto a livello di club e di nazionale. È triste la situazione, non basta cambiare le regole del gioco, bisogna sforzarsi per trovare il modo di dare una scossa. Invece cosa facciamo? Mettiamo la testa sotto la sabbia. Ma cavolo ci sarà una voce fuori dal coro oltre la mia. Tutto a tutti va bene?. Avevamo una possibilità nella tragedia e l’abbiamo gettata via, con belle parole e discorsi di facciata. Ora come ci vogliamo comportare? Con questo articolo mi attirerò molte antipatie e molte critiche lo so già, ma a 45 anni quasi compiuti non voglio smettere di pensare e credere che le cose non possano cambiare. Dobbiamo cambiarle dal basso perché se aspettiamo che lo facciano dai piani alti siamo punto a capo. Manca la collegialità nelle decisioni! Non cerco visualizzazioni, chi mi conosce sa quanto ho dato e quanto ami questo sport. Ho fatto rinunce di ogni sorta per scappare ed intrufolarmi in ogni piscina d’Italia pur di allenarmi a qualsiasi orario. Ho dato il sangue, mi sono visto non corrispondere stipendi da società che hanno trovato le più vili scuse per non retribuirmi quanto pattuito. Sono stufo di vedere yes men che gravitano in questo mondo. O stai al gioco o sei fuori. Io non sono una voce fuori dal coro,  sono sicuro di rappresentare un buon 70% di voi addetti ai lavori, allenatori e giocatori. Aiutiamo il movimento a crescere, lavoriamo e cresciamo i giovani dei nostri vivai con valori sani e con principi che se non li faranno diventare dei campioni in acqua, li faranno diventare uomini nella vita. Questo è il compito del nostro sport, che ancora una volta è stato calpestato dall’interesse di pochi. La pallanuoto a 360 gradi deve diventare uno degli sport più importanti in Italia, non a livello del calcio che è la terza azienda per introiti nel nostro paese per carità, non ho questa pretesa, ma per visibilità, forza e prodotto da commercializzare. Non è uno sfogo il mio ma una semplice visione dei fatti che mi spinge a scrivere di getto questo articolo. Non mi piace come si sta evolvendo la situazione e non vedo che grande incertezza. Spero di essere smentito nei fatti a lungo termine, ma questo sassolino me lo dovevo levare.
Un abbraccio a tutti da WaterpoloTrebbo

One Reply to “Le mie sensazioni sulla Fase 2 della pallanuoto”

  1. Ho letto il tuo articolo
    Bello e veritiero.
    Ma ci vuole oggi piu che mai una mentalita imprenditoriale e affidarsi a persine competenti.
    Il prodotto pallanuoto nn tira piu
    Tranne quando gioca la nazionale di campagna ,se vince.
    Le partite di A1 le seguono in pochi, piscine deserte ,Palermo una eccezione, ma ultime due partite nn c era nessuno visto i risultati .
    Femminile al massimo si seguono risultati.
    A2 eB idem
    Allenatori pochi possono definirsi tali, spesso con poca tutela, dirigenti pochi tali, molti genitori o amici volontari, se nn si riparte da zero e questa ottima occasione, nn cresceremo piu,e tante societa nn c e la faranno.
    Ma siamo l Italia , abbiamo storia tradizione e competenza.
    Se usiamo l intelligenza …..si puo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.